Leucanthemum vulgare

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Il linguaggio segreto dei fiori: La Margherita.

 

Simbolismo

Nel linguaggio dei fiori, la margherita ha diversi significati, tutti positivi e collegati con il concetto di ‘verità’. E’ innanzitutto il fiore delicato della purezza e dell’innocenza, della semplicità e della modestia, ma anche dell’amore fedele e della pazienza. Da sempre apprezzato per la bellezza della sua apparentemente semplice fattezza, il significato della margherita simboleggia l’innocenza giovanile, libera dai sensi di colpa, dal peccato, dalla corruzione (mi ricorda te V). Un tempo, infatti, era comunemente raccolto nei prati dalle fanciulle e infilato tra le ciocche dei capelli.

A seconda dei soggetti interessati, il messaggio insito nelle margherite diventava particolarmente significativo quando venivano regalate e accettate: elogio alle numerose virtù, tante quanti erano i petali di ognuno di questi fiori, consegnava sincerità e irreprensibilità in mano di chi la riceveva, ma poteva anche costituire una promessa di amore fedele. Quindi, quando il silente linguaggio nei fiori era conosciuto a livello popolare, una fanciulla accettava le margherite con grande onore, considerandolo un gesto in onore della sua rispettabilità o una prova di affetto.

Storia e mitologia

L’origine della margherita risale a più di quattromila anni fa. Sono stati ritrovati reperti di antiche ceramiche così decorate in Egitto e nel Medio Oriente. Nell’antica Roma, i chirurghi che accompagnavano le legioni romane in battaglia mandavano gli schiavi a riempire i sacchi di margherite fresche da spremere per impregnarne del succo le bende utilizzate per curare le ferite da taglio inflitte da spade e lance. Le foglie fresche triturate servivano per trattare esternamente ulcerazioni, contusioni, pelle screpolata, mentre la pianta, nel corso dei secoli, è stata più impiegata come rimedio popolare per alleviare la pertosse, l’asma, il nervosismo, la sudorazione notturna, l’ittero. Si narra anche che Enrico VIII (1491-1547), re d’Inghilterra e d’Irlanda, si cibasse di piatti a base di margherite per eliminare i dolori di stomaco causati dall’ulcera ma, nello stesso periodo, si credeva pure che si potesse curare la pazzia bevendo, in piccole dosi e per più di 15 giorni di seguito, il succo ottenuto dall’infusione di questi fiori nel vino. Pur avendo un sapore amarognolo, le foglie giovani di margherita vengono ancora servite in insalata in alcune parti d’Italia.

Secondo un racconto cristiano, invece, i Re Magi in viaggio capirono di aver trovato dove si trovava la Sacra Famiglia di Gesù neonato quando, dopo aver chiesto un segno in aiuto, notarono improvvisamente moltissime piccole margherite bianche nei pressi di una stalla e ne riconobbero la somiglianza con la stella luminosa a cometa che li aveva condotti a Betlemme.

Cultura

“Lui mi ama, non mi ama”, cantavano le ragazze tirando via i petali di una margherita, uno per volta, ruotata da destra a sinistra, tenendone il gambo con l’altra mano, finché l’ultimo rimasto è quello decisivo per predire l’esito della questione. Pare che questa pratica profetica, compresa la frase, fosse stata avviata per la prima volta in epoca vittoriana da una cameriera dal cuore spezzato, ma che desiderava trovare di nuovo un corteggiatore che la amasse. Ugualmente Margherita interrogava il fiore omonimo per sapere se Faust la amava nella prima parte del romanzo ‘Faust’ (1808) scritto dal poeta e scrittore tedesco Johann Wolfgang von Goethe (1749-1832). Questa forma popolare di profezia, tramutatasi in forma recitata, è continuata ovunque nel tempo, in modo più affievolito, spensierato e scherzoso.

Nel Prologo al poema ‘La leggenda delle donne eccellenti’ (scritta nel 1386) – scritto in commemorazione di coloro che, nella storia e nella mitologia, sono state abbandonate – lo scrittore e poeta inglese Geoffrey Chaucer (ca. 1343-1400) professò la sua predilezione per la margherita, difesa da Alcesti e attaccata nella lealtà da Cupido. L’eroina greca fu associata con il simbolo solare di una margherita, che diventò così il ‘fiore di Alcesti’. Il poeta inglese John Keats (1795-1821), in procinto di morire, disse che sentiva già le margherite crescere sulla sua tomba. Come fiore ‘dolce’, questo fiore è evocato anche dal poeta inglese William Wordsworth (1770-1850) nelle tre poesie dal titolo omonimo scritte nel 1802.

 

Ernest Ludwig Kirchner, Manifesto della Brucke, 1906, xilografia.

“Con la fede in un’evoluzione, in una nuova generazione di creatori e di fruitori d’arte noi convochiamo l’intera gioventù, e in quanto giovani portatori del futuro intendiamo conquistare la libertà di operare e di vivere opponendoci ai vecchi poteri costituiti. E’ dei nostri chiunque sappia dar forma direttamente e senza falsificazioni a ciò che lo spinge a creare”.
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NON ARRABBIATEVI, NON RATTRISTATEVI

Fratelli e sorelle, non lasciate che la società annebbi la vostra vista.
Ogni giorno si tendono a dare per scontati centinaia di migliaia di fatti che fanno parte di un enorme e complesso equilibrio. Pensate solo a quante cose ogni giorno, ogni ora, ogni secondo devono combinarsi perfettamente perché sia possibile la vita. Cercate sempre di tenere a mente le leggi universali che fanno sì che Terra, Luna, Sole, Mercurio, Venere e tutti gli altri pianeti e stelle siano alla giusta distanza e non chilometro più o chilometro meno. Cercate sempre di ricordare quante cellule del vostro corpo devono cooperare alla perfezione per far sì che voi possiate ridere, correre, respirare, pensare… Pensate agli alberi nostri fratelli che ci regalano gratuitamente l’ossigeno perché a noi e agli altri nostri amici animali sia possibile respirare. O ancora al nostro grandissimo fratello Sole, che ogni momento continua a dare luce, calore ed energia a tutta la Terra, senza chiedere nulla in cambio! Come può un uomo che anche solo ogni tanto pensi a tutto questo, essere triste o arrabbiato o deluso? In una posizione così privilegiata non ci è concesso di piangerci addosso o di arrabbiarci con gli altri!
Non vi basta? Ecco qui un passo per credenti e non tratto dal Vangelo secondo Matteo:
“[27]E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un’ora sola alla sua vita? [28]E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. [29]Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. ”

— Mt 6, 27-31

ISPIRATEVI AL SOLE

ISPIRATEVI AL SOLE

Fratelli ispiratevi al Sole! La stella che ci dà la vita e la rende possibile. Sempre così luminoso e caldo, confortante, nostro amico fin dall’alba dei tempi. Generoso in egual misura verso tutti, giusti ed ingiusti, buoni o cattivi, tristi o felici. Anche quando non lo vediamo, di notte o in una giornata nuvolosa, esso continua a splendere per noi; per questo quando siete tristi, siete arrabbiati e non vi trovate bene con voi stessi rivolgete un pensiero al nostro fratello Sole, che anche dopo la notte più buia sempre ci sorriderà al mattino seguente. Esso dona vita, luce ed energia senza chiedere nulla in cambio, proprio come siamo chiamati a fare noi.

Che la pace e la luce siano con voi!

“Noi, che siamo uomini e donne qualunque…”

” Noi, che siamo uomini e donne qualunque,ringraziamo la Natura per la sua magnificenza usando ciascuno dei sensi che ella ci ha dato. Ogni stagione è piacevole, i giorni di pioggia e quelli di sole, il buon vino rosso e quello bianco, la compagnia e la solitudine.
La bellezza è dappertutto, la bellezza è a due sole dita dalla bontà.”
– Virginia Woolf

VIVERE DELL’UNIVERSO

VIVERE DELL’UNIVERSO

Vi è in India una corrente che prende il nome di Bretharianesimo. La parola deriva dall’ingelse “to breathe“, respirare. Questa corrente di stampo induista fa sì che il brethariano (o “respiriano“) riesca a vivere del prana (“energia vitale”) o in altre varianti della sola energia del Sole. Questa condizione però sembra non essere mai stata dimostrata oggettivamente da alcuno studio scientifico ma ciò non toglie che il brethariano riesca a vivere in condizione estreme per qualsiasi uomo che non dedichi la sua vita alla contemplazione del divino e dell’equilibrio che permea l’intero universo. 
Tra i brethariani si è distinto però l’uomo di questo video, Prahlad Jani, considerato uomo santo da moltissimi fedeli, afferma di non mangiare e di non bere da più di 70 anni
L’uomo è veramente in grado di non mangiare e di non bere? Quel che è certo che sia possibile o no, l’uomo ha sempre bisogno di un apporto di energia per vivere, che si tratti di prana, energia del Sole o cibo.

SCELTA VEGETARIANA: NUOVA BIZZARRIA O ANTICA PRATICA?

A chiunque possa credere o abbia sentito dire che la scelta vegetariana (o vegetarianismo) sia un’idea nata da poco tempo e destinata a scemare nel nulla, ecco qui un passo scelto dal “De esu carnium” di Plutarco, uno dei veramente tanti autori antichi a schierarsi pesantemente contro il mangiare carne. (tra gli altri si possono ricordare Zoroastro, Pitagora, Ovidio…)
Il brano, molto famoso, in particolare venne preso – e continua tutt’oggi ad essere preso- come MANIFESTO per gli animalisti e i sostenitori della lotta non solo della campagna per la sensibilizzazione dei diritti degli animali ma anche dai vegetariani. 

«Tu chiedi in base a quale ragionamento Pitagora si sia astenuto dal mangiare carne: io invece domando, pieno di meraviglia, con quale disposizione, animo o pensiero il primo uomo abbia toccato con la bocca il sangue e sfiorato con le labbra la carne di un animale ucciso, imbandendo le tavole con cadaveri e simulacri senza vita; e abbia altresì chiamato “cibi prelibati” quelle membra che solo poco prima muggivano, gridno e si muovevano e vedevano. Come poté la vista sopportare l’uccisione di esseri che venivano sgozzati, scorticati e fatti a pezzi, come l’olfatto resse il fetore? Come una tale contaminazione non ripugnò al gusto, nel toccare le piaghe di altri esseri viventi e nel bere gli umori e il sangue di ferite letali?»  

— Plutarco, “De esu carnium”

TANTE DIVINITA’ UNA SOLA DIREZIONE

TANTE DIVINITA' UNA SOLA DIREZIONE

Qual è la giusta religione? Chi è il profeta da seguire? Chi dice la verità e chi dice il falso?
Se sono queste le domande che l’uomo si pone, esso non troverà una risposta se non ipoteticamente dopo la morte…
Una domanda che abbia a che fare con la religione non potrebbe forse essere: “Dove conducono tutte le religioni?”
Se si analizzassero i comandamenti, le leggi e le vicende religiose e le si separassero dai fattori dettati prettamente dalla cultura e dall’evoluzione di un popolo si noterebbe da subito una grandissima somiglianza!
Prendiamo per esempio due popoli, che non si incontrarono mai, non ebbero alcun contatto l’uno con l’altro se non quello con la divinità: il popolo ebraico e i nativi americani.
Non voglio mettere troppa carne al fuoco ma mi basterà mettere a confronto quali sono i comandamenti che le due diverse culture svilupparono. C’è da dire però che i comandamenti dell’Antico Testamento sono secondo la cultura ebraica direttamente dettati dalla divinità mentre per quanto riguarda i comandamenti dei nativi americani (che anche qui sono incredibilmente dieci) non possiamo fare questa precisazione; essi sembrano più il frutto di una maturazione e di una riflessione sopra quella che è esperienza di contatto con la divinità. Ecco qui la lista dei dieci comandamenti nativo americani:

1. La Terra è la nostra Madre, abbi cura di Lei.
2. Onora (rispetta) tutti i tuoi parenti.
3. Apri il tuo cuore ed il tuo Spirito al Grande Spirito.
4. Tutta la vita è sacra, tratta tutti gli esseri con rispetto.
5. Prendi dalla Terra solo ciò che è necessario e niente di più.
6. Fai ciò che bisogna fare per il bene di tutti.
7. Ringrazia costantemente il Grande Spirito per ogni giorno nuovo.
8. Devi dire sempre la verità, ma soltanto per il bene degli altri.
9. Segui i ritmi della natura, alzati e ritirati con il sole.
10. Gioisci nel viaggio della vita senza lasciare orme.

Nella Torah ebraica si ritrovano in particolare simili a questi “Onora il padre e la madre”, “Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”, “Non fare falsa testimonianza” e “Ama il prossimo tuo come te stesso”.

Pitagorici celebrano il sorgere del Sole

Pitagorici celebrano il sorgere del Sole

Se un uomo ( o una donna, pensate un po’ che innovazione nella Grecia classica) avesse voluto entrare a far parte dei Pitagorici, avrebbe dovuto:
1) rinunciare a tutti i beni materiali
2) astenersi dal mangiare carne
3) rimanere celibe.
Queste sono tutte disposizioni e requisiti che ricorrono quasi dappertutto nelle culture in cui l’uomo ricerca un’unione all’Universo, per i Pitagorici Dio.